Castello di Dernice
Rocca di Carbonara Scrivia
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Castello della Pietra
Da Mongiardino Ligure, percorrendo per pochi chilometri la strada di “Costa Salata” in direzione Vobbia (Provincia di Genova), tra le gole scavate dal torrente Vobbia, si può scorgere un capolavoro di architettura castellana ligure: il Castello della Pietra.
Anche se le mura si trovano strette tra due grandi torrioni di puddinga, l’appellativo dell’architettura difensiva medioevale deriva dal nome della famiglia “della Pietra” che ne fu proprietaria fino al 1518, anno in cui il maniero passò agli Adorno fino ad essere abbandonato a seguito del trattato di Campoformio (1797) che sanciva la fine dell’epoca feudale.
L’imprendibile roccaforte rappresenta il più originale dei manieri che durante l’epoca dei feudi imperiali dominavano le valli risalenti verso il Monte Antola.
La Torre di Dernice
Dernice è un comune dell’alta collina che si stende in vista del versante occidentale del monte Giarolo; il capoluogo occupa la sommità di un colle all’incrocio di tre valli (val Borbera, val Grue e val Curone) e conserva, almeno in parte, un aspetto caratteristico con costruzioni tipiche dell’architettura montana e di villaggio fortificato.
Dell’antico castello di Dernice, ricostruito dagli Spinola nel XV secolo e restaurato nel XVIII, rimane traccia in una torre quadrata restaurata nel 1962 quando divenne di proprietà comunale.
Castello dei Malaspina
Il castello di Pozzol Groppo fu edificato alla fine del XII secolo e rinnovato nel XVI secolo dai Malaspina. Sorge sul luogo di una torre di avvistamento romana facente parte di un sistema di avvistamento che partiva da Tortona per risalire le vallate appenniniche.
L’edificio è massiccio, sormontato da tre torri merlate, di cui solo la più alta è antica.
All’interno si trovano vasti saloni, impreziositi da camini cinquecenteschi con le armi dei Malaspina, Spina e Rampini, soffitti a cassettoni e pregevoli affreschi.
Castello Bruzzo
Situato lungo la Strada Provinciale per Caldirola, il paese si presenta con il sontuoso castello De Ferraris, costruito nel XIV secolo, poi ristrutturato ed ampliato tra il 1924 ed il 1936 dai conti Bruzzo, da cui prende l’attuale nome, che domina l’arroccato borgo di origini medievali. Fu uno degli antichi fortilizi del contado di Tortona, che seguendo le sorti della vicina città, venne assegnato ai Pavesi dopo la sua seconda distruzione (1164) e quindi ad essa riconfermato con l’atto di riconciliazione nel 1176, nella qual circostanza appare con la denominazione di Balegnano.
È a pianta quadrilatera, con torre anch’essa quadrata, a protezione dell’ingresso, secondo un modulo tipicamente lombardo. La sua struttura è mista, in arenaria e mattoni. Il nucleo originario di costruzioni, dovuto agli Spinola, consisteva nei due avancorpi a settentrione, collegati tra loro da un ponte levatoio; in epoca barocca i Guidobono Cavalchini vi aggiunsero il corpo di fabbrica oggi adibito a biblioteca. All’interno è conservata, in parte, la struttura antica. La porta di ingresso al palazzo, che si apre sotto una loggetta nella parte avanzata del fabbricato, è di fattura rinascimentale.
Il Castello di Montebore
Il Castello di Montebore, oggi nel comune di Dernice. fu possesso vescovile riconfermato alla giurisdizione di Tortona nel 1176. Sorgeva sulla vetta di un monte solitario ed era già in rovina alla fine del XVIII secolo, a causa di una frana, e sul luogo sorse un palazzo di cui oggi rimangono imponenti ruderi.
Da questo castello e dalla sua località ha preso il nome il famoso formaggio che si produceva qui fin dai tempi antichi.
Il Castello di Montegioco
Situato in un contesto paesaggistico ed enogastronomico unico, e facilmente raggiungibile dalle grandi città italiane del nord-ovest (Genova, Torino, Milano, Brescia e Parma), il Castello di Montegioco è una location perfetta per organizzare eventi riservati e di classe. Risalente alla seconda metà del ‘600, il Castello di Montegioco è appartenuto nel corso dei secoli a diverse famiglie nobili (gli Opizzoni, i Malaspina e i Busseti) che hanno contribuito a diffondere la sua aurea di regalità sul territorio.
Sotto il vincolo delle Belle Arti, il Castello di Montegioco ha avuto un importante intervento di restauro che ha rinnovato la sua antica bellezza, mantenendo intatta la sua autenticità. Il Castello di Montegioco fa parte delle 25 dimore storiche del Monferrato.
I resti del Castello Malaspina a Roccaforte Ligure
Su un elevato sperone roccioso a picco sulle valli Spinti, Sisola e Borbera si stagliano i ruderi del castello di Roccaforte Ligure. Si tratta della rocca che anticamente proteggeva il sottostante omonimo borgo, che nell’Alto Medioevo faceva parte dei domini temporali della scomparsa Abbazia di Vendèrsi.
Ricostruita agli inizi del XIII secolo, fu definitivamente abbandonata a causa di una frana ed oggi non ne resta traccia. Roccaforte Ligure con il suo castello, pertanto, seguì le sorti dell’Abbazia cui era legata e – più o meno direttamente – entrò a far parte dei mandamenti amministrati della Diocesi e poi del Comune di Tortona (dal 1295) .
I ruderi del castello sono visitabili con una breve passeggiata tra prati e boschi che parte dal piazzale antistante alla Chiesa di San Giorgio e sale sino alla cima rocciosa ove sorgeva la fortificazione. Una meravigliosa vista a 360° si apre sulle valli e i monti circostanti.
Torri di Sant’Alosio (Castellania Coppi)
Un fortilizio, in collegamento visivo con gli analoghi manufatti di Bavantore e Sorli, doveva elevarsi da tempo immemorabile in S.Alosio, sulla vetta di un cocuzzolo a 505 m. s.l.m., per dominare da un lato le valli Ossona e Grue e dall’altra quelle dei rii S. Biagio e Castellania.
Sappiamo che gli abitanti del luogo, da più di 100 anni, erano tenuti a far la guardia giorno e notte al castello, suddivisi per squadre, così come a tener puliti i fossati del maniero ed a prestare la loro opera nelle necessarie incombenze di manutenzione (1391).
Il castello serviva da residenza alla famiglia feudataria: un atto del 27 novembre 1418 risulta stipulato in Castro Sancti Alosij in domibus spectabilis viri domini Urbani et fratrum del Sancto Alosio, filiorum quondam domini francisci.
Dell’antico maniero rimangono, tutt’oggi, ben visibili, sulla vetta del monte, due tronconi di torre a pianta quadrata di circa 4mt. per lato, originariamente alte più di 20mt., ma inopinatamente abbassate negli anni scorsi (1948) a scopo di consolidamento, insieme con tratti dell’antica cinta muraria.
La tipologia delle due torri, in pietra locale, accuratamente squadrata, comune a tutto il Monferrato alessandrino, è sicuramente attribuibile al sec. XIII: singolare è anche l’abbinamento di due elementi fortificati identici, l’uno dirimpetto all’altro. La torre più a sud, in peggiori condizioni di conservazione, è diroccata sin quasi a metà altezza e presenta piccole feritoie. L’altra, meglio conservata, dispone di più ampie aperture e di un coronamento ad archetti, sulla sommità.
Le torri sono situate in un’area aperte e sempre visibili dall’esterno.
Castello di Piovera
Sorto su preesistenze medioevali nel 1300, il castello diviene fortezza per mano dei Visconti di Milano. Proprietà dei Balbi di Genova dal XVII secolo viene trasformato in residenza dagli stessi alla fine del 1800.
Oggi proprietà del conte Niccolò Calvi di Bergolo che lo ha aperto al pubblico fin dal ’72 coi suoi laboratori d’arte, visite guidate all’interno del castello e la fattoria didattica.
Tra le sue torri, i suoi merli, fossati e scuderie, la nostra residenza d’epoca ospita manifestazioni di ogni genere: matrimoni, rievocazioni storiche, raduni, concerti, mostre d’arte, eventi per tutta la famiglia.
Orari di apertura da Aprile a Ottobre consultabili sul calendario visite o su prenotazione.
Castello di Torre de’ Ratti (Borghetto Borbera)
Il castello, recentemente restaurato dagli attuali proprietari, data dall’undicesimo secolo ed è ricordato per la prima volta in un documento del 1413 relativo a lavori di ampliamento effettuati per conto di Filippo Maria Visconti signore di Milano.
Il castello sorge in un parco sul greto del torrente Borbera ed è stato per secoli feudo della famiglia tortonese dei Rati Opizzoni.
Alla fine dell’Ottocento, il cardinale Achille Ratti, poi papa Pio XI, chiese, data l’omonimia , ai Rati Opizzoni di poter usare il loro stemma che divenne così lo stemma di papa Ratti, che concesse in cambio alla famiglia il titolo ducale.
Il castello si collega all’adiacente borgo attraverso la antica chiesa abbaziale di san Bernardo. Il Castello ospita il Museo del giocattolo, composto da 250 pezzi unici con tanto di catalogo, realizzati e donati da Enrico Debenedetti, pittore professionista arquatese che ha scelto una nuova forma di comunicazione, sulla falsariga della Pop Art, ispirandosi a pittori come Mario Schifano.
Palazzo Spinola di Rocchetta Ligure
Palazzo Spinola fu fatto costruire tra il 1666 e il 1678 quale propria residenza, da Napoleone IV Spinola. Nei documenti dell’Archivio Salvago Raggi (discendenti degli Spinola) si conservano convenzioni, conti e disegni di “mastro Lazaro Storasio di Borzoli”, fino al disegno della porta del palazzo. Al contrario di molti palazzi dell’epoca posizionati su una piazza, è situato al centro dell’abitato di Rocchetta, parallelo all’asse viario, l’antica via del Sale, lungo la quale si snoda il paese. Oggi la sua mole spicca alta sugli edifici limitrofi costruiti a pochi metri di distanza, ma in origine era isolato, contornato da giardini camerali, in netta separazione con il resto del paese, ma in contrapposizione alla prospiciente chiesa dell’epoca, posta sull’altura di fronte, a rimarcare il binomio nobiltà e clero.
Palazzo Spinola con i suoi Musei è aperto e visitabile nei giorni feriali dal lunedì al sabato nell’orario di apertura degli uffici comunali dalle ore 8 alle ore 12. La visita guidata del palazzo e dei Musei, in particolare del Museo d’Arte Sacra, va sempre concordata con la segreteria, eventualmente anche in orari diversi. Per gruppi e scolaresche è sempre necessaria la prenotazione.
Il palazzo dispone di spazi, locali e attrezzature utilizzabili per eventi e iniziative promosse dalla comunità, dal comune stesso o da terzi su richiesta. Vasti locali del pian terreno, del piano nobile e del sottotetto, serviti da un ascensore, sono a disposizione e possono essere affittati per motivi culturali, di studio, o visita e promozione del territorio. L’atrio, data la sua ampiezza e conformazione si presta ad eventi espositivi e mostre/mercato. Nei piani ammezzati superiori è possibile soggiornare nell’appartamento e nella foresteria che dispone di dieci camere da letto, cucina, servizi, una sala riunioni e un vasto locale mansardato già adibito a spazio teatrale in occasione della permanenza del “Living Theatre”. Al piano nobile l’antisalone, il salone e le due sale laterali possono essere utilizzati per mostre temporanee, convegni, proiezioni, presentazioni, laboratori, rappresentazioni teatrali e, come avviene da diversi anni nell’ambito dei corsi estivi di perfezionamento musicale, per concerti.
Castello di Borgo Adorno
Il fascino del castello di Borgo Adorno è dovuto alla sua posizione dominante su una valle incontaminata, senza alcun elemento strutturale o naturale di disturbo, e all’integrità della struttura. I primi documenti su Borgo Adorno risalgono al 1176. Nel 1518 il castello diviene proprietà Adorno, importante famiglia dogale genovese, la quale, a partire dalla metà del 1600, decise di intervenire sulla struttura che venne trasformata nella dimora gentilizia oggi esistente.
In questo contesto, ciò che rende davvero unico il castello di Borgo Adorno, è la presenza, al suo interno, della collezione di arte contemporanea di Clemen Parrocchetti, pittrice e artista, discendente degli Adorno, che qui ha vissuto e lavorato a lungo.