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Santuario Madonna del Lago
A monte del paese, in località Lago di Feiga, sorge il Santuario della Madonna del Lago, la cui costruzione ci riporta ai tempi inquieti delle lotte tra Guelfi e Ghibellini.
Proprio in quegli anni (era il 1341), infatti, la Madonna, apparendo ad una pastorella muta dalla nascita, avrebbe assicurato alla popolazione una pace duratura se fosse stata eretta una chiesa in suo onore.
La ragazza scese in paese ad annunciare il desiderio della Madonna: il fatto che avesse acquistato improvvisamente l’uso della parola fu considerato un miracolo, e quel messaggio fu ritenuto un’espressione della volontà divina.
Così si pose mano alla costruzione di una cappella e come per miracolo ritornò la pace.
La cappella divenne, quindi, meta di pellegrinaggi nei venerdì del mese di Maggio (la festa principale avviene il terzo venerdì, con una grandiosa processione).
Nel secolo scorso, accanto all’antica cappella, venne eretta una chiesa nuova, più ampia, grazie soprattutto al contributo dei garbagnoli emigrati in America.
Presepe del Santuario della Madonna della Guardia (Tortona)
Gli Orionini hanno sempre coltivato l’amore per il presepio, riproducendolo nelle loro case e chiese in ogni parte d’Italia e del mondo. Nel più importante santuario della loro congregazione, a Tortona, ne costruirono uno negli anni 1950/60, sistemandolo nella cripta. Visitatissimo per tutto l’anno, aveva una superficie di circa 50 mq. ed era molto curato nei particolari. Purtroppo l’esondazione del torrente Ossona del 1977 inondò la cripta distruggendo totalmente quel presepio. Venne ricostruito pochissimi anni dopo nel seminterrato del reparto pellegrini del Centro Mater Dei che sorge accanto al Santuario. Fu ricostruito in modo adeguato quando fu annunciato che Don Orione sarebbe stato proclamato Santo a Roma il 16 maggio 2004.
Chiesa di Groppo-Biagasco (Pozzol Groppo)
A Pozzol Groppo, l’edificio religioso più antico si trova a Biagasco, ed è citato nei registri e nei testi dell’epoca come chiesa del Groppo. La chiesa ha un campanile romanico in ottimo stato di conservazione che l’ingegnere Caneva di Alessandria definiva carolingico. Altri sostenevano che non si trattasse di campanile, bensì di torre di osservazione, ma la contiguità alla chiesa e la posizione, fecero ritenere che l’uso principale fosse riconducibile alla prima ipotesi. Papa Nicolò V con una bolla in data 11 marzo 1448 concedeva il diritto di patronato di questa parrocchia ai Malaspina marchesi di Godiasco.
Pieve di San Pietro (Volpedo)
La pieve è citata per la prima volta in una pergamena del 965 conservata presso l’archivio Capitolare di Tortona.
Alla costruzione originaria del X secolo appartengono, oltre all’abside, la sommità della parete di fondo della nave centrale e un tratto della parete longitudinale della facciata settentrionale, mentre le restanti mura perimetrali, la facciata e il portale risalgono al rifacimento del XV secolo.
Anche gli affreschi conservati nella chiesa risalgono al XV secolo. La critica recente ha individuato la presenza di cinque differenti mani, ma solo a due di esse è stato possibile attribuire un nome: Antonius è l’autore che firma nel 1462 un frammento di affresco collocato sulla parete destra verso l’abside.
Allo stesso Antonio sarebbero riconducibili altri affreschi datati 1462, tra cui quello raffigurante i SS. Cosma e Damiano.
Giovanni Quirico da Tortona è invece l’esecutore dell’edicola con la Vergine in trono e i Santi Giacomo Apostolo e Agata, addossata al terzo pilastro destro e datata 1502.
Chiesa di Santa Maria Assunta (Grondona)
La Chiesa dell’Assunta, impropriamente definita pieve, risale al XIII secolo ed è di stile romanico. Dopo che gli antichi centri romani erano stati abbandonati per ricercare nuove risorse o maggior sicurezza essa doveva continuare la tradizione, già esistente nell’Alto Medioevo, di dare alle pievi giurisdizione territoriale sui luoghi abitati. La costruzione primitiva è in pietra arenaria giallo-verde di chiara provenienza locale. I primi documenti ufficiali riguardanti la chiesa risalgono al 1576, anno in cui ebbe luogo la visita del Nunzio Apostolico Ragazzoni, che prescrisse una lunga serie di innovazioni. Molto interessante risulta il portale con arco a tutto sesto, decorato da una lunetta scolpita con l’immagine di una Croce, tre gigli e una mano benedicente e due colonnine laterali terminanti con due mascheroni. Il campanile, in stile romanico-lombardo, è opera dei Maestri Comacini. Appare in buono stato di conservazione ed è a pianta quadrata, alto quattro piani segnati esternamente da cornici a dente di sega, con mensolette e archetti differenti tra loro e ornati da caratteristiche teste umane e animali. La cella campanaria è aperta da bifore con pilastrino che si conclude con capitello a stampella. All’interno si trovano affreschi dedicati a Sant’Antonio abate, San Giacomo di Compostela, San Pietro e San Giorgio, la Vergine nell’atto di bastonare il Diavolo, tra Sant’Andrea e sant’Antonio abate, opera di Antonio Barbe del 1649 e la Madonna con Bambino tra i santi Pietro e Paolo del XV secolo, di scuola toscana. Negli anni si sono verificati vari interventi che hanno modificato in parte l’antica costruzione. Grazie ad un progetto di recupero voluto dal Comune di Grondona e dalla Diocesi di Tortona, il complesso è stato riportato alla primaria originalità.
Pieve di Santa Maria (Fabbrica Curone)
La chiesa di Santa Maria Assunta, nota anche come chiesa dell’Assunzione di Maria Vergine o pieve di Santa Maria Assunta, è la parrocchiale di Fabbrica Curone.
La prima citazione della pieve di Fabbrica Curone è da ricercare in una bolla di papa Adriano IV del 1175. La pieve venne ricostruita tra i secoli XII e XIII. Nel 1593 iniziarono i lavori di innalzamento della navata centrale e, nel 1606, fu eretto il campanile. Nel XVII secolo furono edificate le cappelle laterali. Intorno al 1850 fu rifatta la pavimentazione delle navate laterali, mentre nel 1881 venne realizzato il protiro della facciata. Nel 1970 il campanile subì un restauro e tra il 1999 e gli inizi del XXI secolo la pieve fu interessata da un intervento di consolidamento.
La facciata della chiesa, interamente in pietra, è a salienti; sopra il portale vi è una lunetta caratterizzata da un bassorilievo raffigurante un leone e un’aquila, simbolo degli evangelisti Marco e Giovanni.
Opere di pregio conservate all’interno della chiesa, che è a tre navate, sono una statua di Santa Maria Assunta, scolpita da Luigi Montecucco nel 1859, la pala d’altare raffigurante San Domenico assieme al parroco don Dall’Occhio ai piedi della Vergine, il battistero, il marmoreo altare maggiore, costruito nel 1912, e la coeva statua di Sant’Antonio Abate.
Garbagna – tra “I Borghi più belli d’Italia”
Borgo incantato nella Val Grue, a pochi chilometri da Tortona, con pregevoli bellezze architettoniche e paesaggistiche, nota anche per lartigianato del mobile antico e per la coltivazione della ciliegia “Bella di Garbagna”. Dal 2015 Garbagna è ufficialmente entrata a far parte del club de “I borghi più belli d’Italia”.
L’architettura del centro storico richiama alla mente i borghi liguri: alte case addossate le une alle altre, vie caratteristiche, archi, portali scolpiti, qualche palazzo, come quello dei Fieschi-Alvigini, quello dei Cervini e quello dei Doria, dove risiedeva il Commissario del Feudatario, nella bella Piazza Doria. Qui al centro, sotto ad un antico arco di pietra, si apre un pozzo pubblico.
A lato della Chiesa Parrocchiale, però, si trova la piazza più antica, più nota come “a piassa da l’urmu”, la ‘piazza dell’olmo’, dove un tempo sorgeva un un olmo secolare, testimone di tanta storia paesana.
Era proprio in “platea sub ulmo” – come si legge negli antichi statuti medievali – che si sottoscrivevano accordi, si concedevano investiture e si facevano transazioni.
Esiste ancora sul posto un’enorme pietra scura, la pietra del banco di giustizia, che in paese chiamano “a prega da l’urmu” (la pietra dell’olmo), dalla quale, secondo una tradizione, venivano pronunciate pubblicamente le sentenze, o, più semplicemente, essa sarebbe servita da pedana per il banditore che, seguendo un preciso rituale, dava lettura dei bandi e delle decisioni del feudatario o del suo commissario.
È certo, comunque, che le “pietre dell’olmo”, sono citate in un atto del 24 Settembre 1435.
Ancora ai primi del Novecento, i carradori del paese si servivano di quella storica pietra per modellare i cerchi delle ruote dei carri, come sarebbe riscontrabile dai segni lasciati sulla pietra stessa.
Abbazia di Rivalta Scrivia
Il complesso di Rivalta Scrivia venne costruito fra il 1180 e la metà del 1200 e fu intitolato a Santa Maria.
Il monastero rispetta sia in pianta che in alzato i dettami della regola cistercense, sanciti da San Bernardo, che prevedeva estrema semplicità e linearità delle forme, basata sul modulo del quadrato; nucleo centrale è il chiostro su cui si sviluppano gli ambienti destinati alla vita comune dei monaci (ala dei monaci, ala conversi, cucina, refettorio ed ambienti di lavoro).
L’esterno della chiesa di Santa Maria rispecchia le caratteristiche dell’architettura romanica nella muratura in laterizi, coronata da un fregio ad archetti pensili in cotto, oggi ancora visibile nella zona del transetto, delle cappelle e nel nucleo orientale.
L’aspetto attuale della facciata si deve agli interventi della fine del XVII secolo. Il campanile si innalza all’incrocio dei bracci del transetto e risale alla seconda metà del XVI secolo.
La chiesa ha una pianta a croce latina, internamente suddivisa in tre navate: i sostegni reggono volte a crociera costolonate nella navata centrale e nel transetto, a crociera semplice nelle navate minori; il coro voltato a botte, è formato da un’abside a terminazione rettilinea affiancata su ogni lato da due cappelle a pianta rettangolare.
Il braccio destro del transetto comunica sia con la sacrestia, sia con il dormitorio dei monaci, al piano superiore, mediante una scala a doppia rampa.
Con il XIV secolo inizia per l’Abbazia un periodo di forte crisi spirituale ed economica, sino a quando nel 1478 Sisto IV non muta l’Abbazia in Commenda, favorendone una rapida ripresa economica. A testimonianza di questo periodo di “rinascita” la decorazione pittorica, eseguita dal pittore castelnovese Franceschino Boxilio, ancora visibile su alcune pareti e pilastri.
Pieve di Viguzzolo
La Pieve di Santa Maria è una costruzione romanica risalente al XI secolo. Nelle carte d’archivio è nota come “Sancta Maria in ripa padi”, ad indicarne la posizione lungo il corso della roggia, oggi coperta, che proviene dal Curone e attraversa il paese.
La facciata è semplice, decorata con archetti pensili e suddivisa da lesene, con porta centrale ad arco a tutto sesto. Al centro della facciata è un oculo che, insieme al campaniletto posto alla sommità del timpano, è di epoca successiva.
L’interno della chiesa è a tre navate suddivise in quattro campate da pilastri di forma quadrangolare con semicolonne addossate, la terminazione è ad absidi semicircolari; la copertura del tetto, a doppio spiovente, è a capriate.
Le pareti sono prive di decorazioni, fatta eccezione per alcuni frammenti di affresco presenti nel catino absidale, forse un Cristo pantocratore.
La cripta, di epoca posteriore alla pieve, è ubicata sotto l’abside centrale e sotto il presbiterio fino a metà circa della navata, voltata a crociera è sostenuta da sei colonnine con capitelli cubici. Durante alcune operazioni di recupero sono riaffiorati dei lacerti di affresco al di sotto della pavimentazione dell’abside maggiore, oggi visibili grazie ad un’intercapedine lasciata aperta.
Nella pieve è conservato un crocifisso ligneo di scuola piemontese-lombarda risalente alla metà del XVI secolo, il Cristo, recentemente restaurato, ha la particolarità di avere il capo movibile che ruota su di un perno di legno infisso nel collo, in origine nascosto da barba e capelli veri.
Pieve di Santa Maria Assunta
La pieve di S. Maria è stata la matrice e il punto di riferimento delle chiese dell’Alta VaI Curone e, a differenza delle pievi di Viguzzolo e di Volpedo, è stata officiata con continuità essendo tuttora chiesa parrocchiale. È sita nel centro di Fabbrica Curone, località nominata in una bolla di Adriano IV del 1175. L’edificio, databile al XII-XIII secolo, presenta rimaneggiamenti e ampliamenti successivi. La struttura architettonica consta di tre navate che dovevano terminare ciascuna con un’abside semicircolare: quella di sinistra è stata sostituita dall’ingombro del campanile agli E8inizi del XVI secolo; quella centrale, piatta, è relativamente recente e ospita all’interno l’altare maggiore in marmo rea1izzato neI 1912 e il retrostante coro costruito nel 1869 da un artigiano locale; quella di destra, completamente snaturata, è oggi un’ampia nicchia che ospita la statua di S. Antonio Abate realizzata anch’essa nel 1912. Di notevole interesse è il bassorilievo in pietra locale della lunetta sopra il portale d’ingresso raffigurante una complessa simbologia zoomorfa. L’interno della pieve è stato interamente voltato nel XVII secolo e le volte, addossate alle precedenti strutture, nascondono le capriate dell’originale copertura lignea e le monofore che esternamente si aprono nella navata centrale. Sono del tortonese Domenico Fossati gli affreschi interni dei primi del ‘900.
Santuario di Montespineto
La storia narra che nel 1155 l’imperatore germanico Federico Barbarossa attacca Tortona ed una delle sue schiere si spinse fino a Stazzano, saccheggiandolo ed incendiandolo. Gli abitanti del piccolo paese lasciarono le proprie case e, per sottrarsi alla furia dei soldati germanici, salirono sul colle di Monte Spineto, raccomandando la loro salvezza alla Beata Vergine.
Quando le truppe nemiche si ritirarono, gli stazzanesi vollero innalzare sul colle una cappella in onore della Madonna di Monte Spineto che li aveva protetti in quel drammatico frangente.
Fu monsignor Paolo Arese detto il “Santo”, Vescovo della Diocesi di Tortona tra il 1620 ed il 1644, a voler la costruzione di un Santuario dedicato alla Nostra Signora di Monte Spineto .
Sorse cosi’ l’attuale Santuario, a tre navate e tre altari, che dall’alto domina il territorio circostante. La vista che si gode, nelle giornate limpide, già da sola merita una visita al colle.