Museo del vivisionismo - Tortona
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Museo della Macchine Agricole Orsi di Tortona
Tortona ospita il Museo delle Macchine Agricole intitolato alla memoria di Roberto Giuseppe Orsi, sorge dove funzionavano le officine dell’azienda, in via Emilia. L’idea del museo è stata fortemente voluta dall’Associazione di ex operai Orsi, L’area espositiva è fornita di un centro di documentazione, magazzino e servizi tecnici. L’esposizione comprende pezzi molto interessanti delle preziose collezioni Orsi e Berri, come il primo trattore “testa calda” della Orsi: si tratta di un esemplare unico del 1927, che è stato realizzato dal progetto della tesi di laurea al Politecnico di Torino dell’ingegner Luigi, padre di Roberto Giuseppe. Si contano ventidue esemplari tra trattrici , locomobile, pressaforaggi, trebbiatrici, mietitrebbia, che documentano tutta la produzione della ditta Orsi dalle sue origini, ai primi del ‘900, alla fine degli anni ’50.
Museo della resistenza e della vita sociale in Val Borbera
Si trova nel seicentesco Palazzo Spinola di Rocchetta Ligure, di cui occupa alcuni locali del mezzanino inferiore, un tempo utilizzato a scopo difensivo e come dimora della servitù.
Il “Museo della Resistenza e della Vita Sociale in Val Borbera” è intitolato dal 2003 al comandante partigiano Gian Battista Lazagna, ‘Carlo’, ideatore del primo ‘Museo della Vallata e dei Partigiani’ realizzato nel 1990.
L’attuale Museo é sorto per iniziativa, dell’Amministrazione Comunale con i contributi raccolti, nei suoi vari allestimenti, della Regione Piemonte, della Provincia di Alessandria, della Cassa di Risparmio di Tortona, dell’ Istituto di Storia Moderna e Contemporanea dell’Università di Genova, dell’ Istituto Storico per la Resistenza di Alessandria (ISRAL), dell’ANPI Val Borbera e del GAL Giarolo Leader.
Archivio Piero Leddi – San Sebastiano Curone
Nato a San Sebastiano e attivo a Milano dagli anni Cinquanta, Piero Leddi ha mantenuto profondi legami con l’ambiente d’origine. La sua pittura – che ha richiamato nel tempo l’interesse di numerosi critici e studiosi tra cui Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Davide Lajolo, Francesco De Bartolomeis, Luigi Cavallo, Giancarlo Consonni, Franco Loi, Giancarlo Majorino – ha affrontato temi come le migrazioni e la perdita dei mestieri arcaici, il declino del mondo contadino e il rapporto contraddittorio con la dimensione urbana. Attraverso la costante sperimentazione di tecniche e di linguaggi, essa è arrivata a diverse migliaia di pezzi, collocati in alcune sedi prestigiose e in una vasta rete di collezionisti privati.
Nel marzo 2014 si è formalmente costituita l’Associazione Archivio Piero Leddi, creata per valorizzare l’opera di questo artista, e insieme per proporre iniziative e approfondimenti sulla pittura del secondo Novecento.
L’Associazione, con recapito presso i locali che hanno ospitato lo studio del Maestro Leddi a Milano, ha una sede permanente anche a San Sebastiano Curone, dove è conservato l’archivio.
Nella foto l’opera di Piero Leddi “Bici” (1966) conservata nella Pinacoteca Repossi di Chiari (BS).
“Pittor Giani” – Felice Giani, importante esponente del Neoclassicismo
San Sebastiano Curone – personaggi illustri
Nato a San Sebastiano Curone il 15 dicembre 1758, pittore e decoratore d’interni, è stato uno dei massimi esponenti del neoclassicismo. Studiò a Pavia e Bologna. Trasferitosi a Roma, nel 1780, grazie alla protezione del principe Doria Pamphili si legò con vari artisti ed ottenne i primi successi. Nel 1784 Giani si mise in luce vincendo il secondo premio ad un concorso di disegno dell’Accademia di Parma, città che in quegli anni era artisticamente all’avanguardia come centro propulsore del nascente Neoclassicismo. Vero personaggio “irregolare” nel panorama artistico del neoclassico, conduceva una vita girovaga e bohemién: lavorava con un’organizzata bottega e nel suo metodo di insegnamento avevano largo spazio il disegno e l’improvvisazione. Le riunioni tra lui e suoi allievi avevano il suggestivo nome di “Accademia dei Pensieri”. Spesso da questi incontri nascevano disegni assai suggestivi, talvolta beffardi ed irriverenti. Morì a Roma l’11 gennaio 1823.
Casa-studio di Pellizza da Volpedo
Fu fatto costruire dal pittore nel 1888 e successivamente ampliato fino ad assumere, nel 1896, l’attuale veste con l’ampio lucernario zenitale; donato dalle due figlie di Pellizza al comune di Volpedo nel 1966 e l’aspetto che ha ora è dovuto ad un restauro che lo ha riportato alle condizioni originarie tra 1987 e 1994, anno della sua apertura al pubblico.
Pellizza non aveva accesso allo studio da via Rosano, ma vi accedeva direttamente dalla propria casa; l’ingresso attuale a cavallo della roggia si rese necessario in seguito alla donazione dello studio per separarlo dall’abitazione, che continuava a restare alla famiglia. Entrati nello studio, si resta colpiti dall’ampiezza del locale, che ha un perimetro di m. 6,50×8,25 per 5,5 di altezza.
I lavori di restauro hanno riportato le pareti alla colorazione data da Pellizza al suo atelier, togliendo a bisturi gli strati sovrapposti di colori e ritrovando la tonalità scura ma calda di un terra di Siena tendente al bruno, una tonalità intensa, come era consuetudine nella maggior parte degli atelier ottocenteschi.
Al termine delle pareti Pellizza stesso dipinse una fascia architettonica, costruendo con efficace modellato prospettico l’illusione di una cornice con modanature in rilievo, giocando sul monocromo con grande sapienza.
Area archeologica di Libarna
Libarna, antica città romana nata nel II secolo a.C. lungo la via Postu¬mia, la strada che collegava Genova e Aquileia, è stata un centro im¬portante per gli scambi commerciali dal Mar Ligure alla pianura Padana grazie alla sua posizione strategica.
Visitare oggi il sito archeologico vuol dire immergersi in un passato ricco di storia e cultura tra i resti dell’anfiteatro, del teatro, di due quartieri di abitazioni e alcune strade urbane (tra cui è ben visibile il decumano), è l’ideale punto di partenza per andare alla scoperta di questo bellissimo territorio.
Poco distante, presso il Palazzo Comunale di Serravalle Scrivia, è allestita un’area museale contenente la “Collezione Capurro” e altri materiali di pregio, circa 60 reperti archeologici provenienti da Libarna tra cui alcune anfore (una di queste era utilizzata dagli antichi abitanti per conservare e trasportare vino), una testa di bacco, una fontana marmorea e una parte di un pavimento a mosaico.
Con la nuova App (link di collegamento: http://www.libarna.al.it/virtualtour/it/) è possibile rivivere Libarna in un’emozionante tour attraverso un viaggio virtuale all’interno dell’antica città grazie alle ricostruzioni 3D.
Museo Diocesano di Tortona
Il Museo è ubicato all’interno del complesso dell’ex Seminario Vescovile, nei locali al piano terreno, primo e secondo dell’ala meridionale, distribuiti su due dei tre lati della corte interna e si viene ad aggiungere ai già funzionanti archivio e biblioteca diocesani, completando così la costituzione del Polo Culturale Diocesano di Tortona.
Il percorso museale si snoda su tre livelli, attraverso un itinerario tematico e cronologico che vede protagoniste opere conservate nel Palazzo vescovile, nei depositi del Seminario e nelle sale espositive del primo allestimento realizzato nel 2004. Alcune opere che necessitavano di tutela immediata hanno trovato nel Museo una sistemazione sicura se pur provvisoria. Un gruppo di opere, infine, fa parte delle collezioni civiche. Confluite in tempi differenti nei depositi comunali provenienti da enti ecclesiastici soppressi, non sono mai state esposte e ora trovano una loro adeguata collocazione in virtù di una convenzione sottoscritta tra la Diocesi e l’Amministrazione Comunale Tortonese.
Pinacoteca Il Divisionismo (Tortona)
Il Divisionismo è nato nell’ultimo decennio dell’Ottocento dalle istanze innovative della tecnica pittorica introdotte da artisti come Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Longoni, Plinio Nomellini sostenuti dalle posizioni critiche di Vittore Grubicy de Dragon. L’uso del colore diviso giunge a corollario di altre esperienze pittoriche di trasformazione dei principi accademici vigenti nell’arte dell’Ottocento e prelude agli sviluppi in senso moderno che le correnti del primo Novecento, fino al Futurismo, hanno progressivamente messo in atto.
La collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona costituisce l’unico progetto museale interamente dedicato al Divisionismo, che viene preso in esame attraverso le opere selezionate tra quelle che hanno contribuito alle vicende artistiche del periodo, in relazione alla molteplicità delle sue componenti, a partire dalle premesse riconoscibili nelle tendenze più avanzate della seconda metà dell’Ottocento, per seguirne gli sviluppi attraverso i temi e i protagonisti, e considerare quindi la sua continuità nei primi decenni del Novecento.
Centrale è la figura di Giuseppe Pellizza da Volpedo, che ha compiuto la sua parabola di vita in uno stretto rapporto con il territorio in cui la sua arte è maturata. Il nucleo delle sue opere è il maggiore per estensione in una collezione di destinazione pubblica. Accanto a lui, un altro “tortonese”, Angelo Barabino, è ben rappresentato in un percorso che vuole riflettere le ragioni e i caratteri di una raccolta unica nel suo genere.